martedì 29 maggio 2007

La ricerca del manoscritto

Eclisse di sole.
La piazza di Saturnia era gremita di gente che si agitava freneticamente con vetri affumicati, macchine fotografiche e cannocchiali per assistere, ben equipaggiata, all'evento del secolo.
Mi guardo intorno, mentre la luna inizia lentamente a oscurare la superficie del sole. Un po' defilato dal centro della piazzetta, ai limiti estremi di un piccolo giardino circolare, intravedo una bancherella di libri usati e mi avvicino a curiosare. Come al solito sbircio le immagini, le copertine..mi attraggono le vecchie edizioni....prendo in mano,per caso, un libriccino giallo, con le pagine sottili sottili, scritte con un carattere piccolissimo....non ci capisco niente, non ha titolo. Ritorno così alle prime pagine, sperando in qualche indizio e leggo: "Loggia d'Oriente di Pistoia" e poi rintraccio, sul retro della copertina, la data della pubblicazione:" 1888.
La luna è quasi giunta a semioscurare la luce del sole...anche il venditore di libri ha fretta di chiudere, così mi decido ad acquistarlo senza tanto pensarci su.

Dalle prime pagine:
"L'immagine di Michelangelo Merisi che la tradizione ci ha consegnato è racchiusa in una figura che incarna perfettamente il mito dell'artista maledetto, quella del genio moderno, dall'animo profondamente inquieto destinato a vivere in isolamento la fedeltà a sé stesso e a pagare a caro prezzo la libertà della propria visione e del proprio modo di intendere l'arte della raffigurazione. A questa rappresentazione hanno contribuito sicuramente le burrascose vicende che hanno animato la sua tormentata esistenza: l'omicidio, commesso durante una rissa, la sua fuga in pellegrinaggio per l'Italia e infine la morte disperata, in cui la leggenda ha preso il sopravvento, a Feniglia, una spiaggia toscana, dopo avere ottenuto il perdono papale per l'omicidio commesso. Ma sarebbe fuorviante scindere la vicenda umana di Caravaggio dalla poesia e dalla carica rivoluzionaria del suo percorso massonico ed artistico. Uno stile pittorico, segnato dalla forza drammatica del suo realismo, dalla capacità unica di coniugare realtà e verità attraverso l'uso particolare della luce. La luce penetra gli ambienti avvolti da profonde zone d'ombra, esaltando la tensione dei movimenti, rivelando i sentimenti delle figure umane, immersi in uno spazio non astratto, ma quotidiano. Luce che è, allo stesso tempo, reale e divina, che si sottrae e, sottraendosi, mostra nei corpi e nei volti un'umanità non fantastica e idealizzata, ma viva, e, dunque, tragica. Ed è proprio nella condizione tragica che la vita e l’arte di Caravaggio trovano il loro punto di raccordo e ci restituiscono l'immagine di un artista moderno e quello di un fratello spirituale in senso stretto."

La Loggia d'Oriente, grazie al contributo intellettuale di alcuni suoi eminenti esponenti, ha portato alla luce, riscritto in italiano corrente e pubblicato, un manoscritto su carta pergamena, ritrovato presumibilmente sulla spiaggia di Feniglia, in cui si evince, quasi per intero, il percorso spirituale compiuto da Caravaggio, dai suoi esordi fino al conseguimento della celebrità a Roma. Ringraziamo Carlo Lorenzini per aver decifrato e riscritto il testo e ricopiato fedelmente i disegni, della cui origine non siamo certi, ma che non esitiamo ad attribuire, per affinità di pensiero, al grande genio di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio."

Avevo appena finito di leggere la presentazione che la luce improvvisamente raggelò, diventò grigia, fredda, assente. L'eclisse era giunta al culmine e il sole illuminava la parte oscura della luna. Il sole nero...mistica visione della Realtà eterna: decollazione dell'ego, decapitazione della ragione, obliterazione del senso comune, cancellazione del nome e del punto di vista personale, calcinazione della pulsione, frammentazione dei significati e, infine, dispersione delle ceneri.

Per due anni mi affannai a cercare tra i documenti ufficiali della Massoneria almeno un cenno sul ritrovamento del manoscritto caravaggesco, senza ottenere nessun risultato apprezzabile. Solo al termine di un lavoro di analisi dei carteggi della loggia formata a Pistoia nel 1876, trovai una lettera che la contessa Antonella Dumont aveva inviato al Gran Maestro in cui si raccomandava il Carlo Lorenzini come un bravo letterato, autore pregevole di una fiaba in cui si descriveva la storia surreale di un burattino di legno, fabbricato dalle mani abili di un mastro falegname che desiderava ardentemente "crescere" un figlio.



Collodi, 11 Settembre 2001

Finalmente, dopo due mesi di intenso scambio di e-mail, ero riuscito ad ottenere il permesso per esaminare i documenti privati di Carlo Lorenzini in arte Collodi. L’autore di Pinocchio era stato tra i pochi studiosi a ricevere, tramite l’intercessione della Curia di Firenze, una dispensa ecclesiastica che gli permise di leggere l’Indice dei libri proibiti dalla Chiesa, messi al bando dalla Controriforma e poi dal Santo Uffizio fondato da papa Paolo IV nel 1559 e soppressa solo nel 1966.

Stavo rovistando tra le carte inerenti la costituzione del Grande Oriente Italiano (1861), di cui era presidente onorario Giuseppe Garibaldi, il primo di tutti i Liberi Muratori italiani, quando mi imbattei in un carteggio tra il Lorenzini e Giosuè Carducci.
Riporto la lettera di Carducci all’amico Lorenzini. .
"Credo che l’uomo non possa prescindere da una dimensione spirituale dell’esistenza e tutti i tentativi che si sono fatti per eliminare tale anelito verso l’alto, inequivocabilmente presente nell’umanità, hanno prodotto obbrobri sul versante della censura e della libertà di pensiero e il rafforzamento delle religioni rivelate sull’altro.
Come fa allora un laico, che non vuole delegare il suo rapporto col trascendente a nessuno e tantomeno a chi accampa diritti di esclusiva col Padreterno, ad avvicinarsi allo studio di ciò che non appare ai nostri sensi eppure percepiamo col dubbio e col ragionamento?
E’ possibile che la scelta debba essere, per un italiano, assoggettarsi ai dettami dogmatici della Chiesa Cattolica o rinunciare alla ricerca?
Questo non capisco: perché gli intellettuali ed anche gli artisti, non prendono atto che lo strumento della spiritualità laica esiste ed è la Massoneria?
La spiritualità è per me quella branca della ricerca dell'uomo intima e personale che non si può giovare del metodo scientifico ma che comunque si effettua con l'indagine e può non essere solo un luogo del pensiero come ritengono in molti.
Anche lì, come nella ricerca condivisibile (quella scientifica), ci sono delusioni e conquiste ed esiste un metodo tramandato dalla Libera Muratoria e costituito da riti e simboli che aiuta nell'intento.
A differenza delle religioni essa non impone dogmi e non si propone da tramite verso alcunché ma dà agli uomini che partecipano ai lavori in Loggia la possibilità di specchiarsi l'un l'altro per guardarsi dentro e perseguire lo scopo di conoscere se stessi.
Questo è l'unico scopo. Che c'è di più laico ed equidistante?: è il punto di vista del centro!
In fin dei conti è forse l'unica idea di organizzazione di livello planetario che affratella gli uomini lasciando libere le coscienze.
In quanto alla questione degli intellettuali e degli artisti che dovrebbero prendere atto di tutto questo è chiaro che se loro lasciano alla religione la "gestione" di quell'anelito verso l'alto presente nella generalità degli uomini, a difendere la laicità in maniera profonda e convinta, cioè senza doversi conformare in ultima analisi ad una lettura dogmatica della realtà, rimarranno solo gli atei e non credo che questo sia nell'interesse della cosiddetta Società Laica.
E non basta contrapporre al sistema strutturato della religione, generiche possibilità alternative di tipo personalistico, perché questo significa in pratica lasciarle l'egemonia.
In altre parole ritengo che sia necessaria una presa di coscienza da parte della parte laica della società. Presa di coscienza che poi si può calare negli atti con modalità tutte da stabilire e che vengono in un secondo momento. L'importante è che si giunga alla consapevolezza che data la presenza, nella maggioranza degli uomini, del desiderio di spiritualità, se se ne lascia la gestione in esclusiva alla Chiesa Cattolica, hai voglia a far leva sul concetto di laicità, quando nel profondo gli uomini, alla fine, di fronte ai problemi esistenziali, trovano solo la Chiesa a dare risposte!
In tali condizioni il pensiero laico è destinato a restare largamente minoritario. La conclusione logica per me è che la parte laica della società, appunto, dovrebbe curarsi delle strutture dove è coltivata la spiritualità laica ed io, che di queste ne conosco solo una, dico che tale attenzione dovrebbe essere prestata alla Massoneria o, almeno, anche ad essa.
Un abbraccio fraterno.
Giosuè Carducci
Roma
6 Gennaio 1881




Collodi, 12 Settembre 2001

E’ curioso il fatto che tre anni dopo, Nel 1884 fu pubblicata l'enciclica Humanum Genus di papa Leone XIII, che segnò probabilmente il momento più alto di scontro tra la Chiesa cattolica e la massoneria: il documento pontificio, oltre ad addebitare alla massoneria "atroci vendette… su chi sia creduto reo di aver tradito il segreto e disubbidito al comando, e ciò con tanta audacia e destrezza, che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della giustizia", sosteneva che l'obiettivo dei massoni era quello di "distruggere da cima a fondo tutta la disciplina religiosa e sociale che è nata dalle istituzioni cristiane, e sostituirla con una nuova, modellata sulle loro idee, e i cui princìpi fondamentali e le leggi sono attinte dal naturalismo".

Alla lettera del Carducci seguiva la copia della lettera spedita da Carlo Collodi all’amico poeta, ma non ebbi tempo di leggerla. Un frastuono di voci proveniva dalla stanza adiacente . La televisione stava trasmettendo in diretta il crollo delle Twin Towers di New York…
Le due torri gemelle…. I simboli dell’impero giudaico-cristiano si stavano sgretolando sotto gli occhi del mondo…ma non era immaginazione, stava accadendo davvero. La maledizione proferita sul rogo da Giordano Bruno prima di essere arso vivo si stava avverando...... L'Occidente giudaico-cistiano stava piangendo per gli atti terroristici compiuti dal fanatismo mussulmano e occultava nella memoria
le efferate stragi perpetrate dall'Inquisizione cattolica, spagnola e italiana, contro ebrei e miscredenti. Collodi avrebbe detto in proposito "la farina del diavolo va tutta in crusca".

La lettera spedita da Carlo Lorenzini al Carducci conteneva un passaggio significativo in proposito:
"..tu sai che sono solo un povero grullo, non sono mai stato, e mai lo diventerò, come scrisse in nostro comune "nemico" Giovanni Prati, "Un lunatico apostolo d'un simbolo politico e religioso". Sono per mia natura, esperienza e tradizione del mondo e quindi cultura, un giornalista laico, arguto e critico, quanto basta per non schierarmi né con papi, né con liberi muratori. Non sopporto ogni forma di fanatismo; mi si ribolle il sangue nelle vene nel rileggere
la storia d'Italia in balìa dei fanatici, siano essi cattolici o atei della peggior specie.

Cos'è il fanatismo? E' prendere la propria fede per un sapere, o volerla imporre con la forza bruta, o con quella delle parole e delle immagini, della censura o della manipolazione delle idee altrui. Le due cose, quasi sempre, vanno di pari passo: dogmatismo e terrore si alimentano a vicenda.
La religione è un diritto. L'irreligione anche. Bisogna dunque sforzarsi di proteggere l'una e l'altra, o addirittura una contro l'altra se necessario, impedendo ad entrambe di imporsi con la forza. E'questo in sostanza ciò che chiamo "essere laico", ed è l'eredità più preziosa che ci giunge dall'Illuminismo e prima ancora dal nostro Rinascimento. Giorno dopo giorno scopro la fragilità di questa scelta di intelligenza e di lucidità. Ragione di più per difenderla, anche se oggi, ti confesso, sono profondamente pessimista sulla possibilità di un vero cambiamento delle
coscienze. Si avvicina per me il tempo dell'esilio interiore, dell'introversione nel ventre della balena....come Giona rientro nel ventre molle della mia mente, per coltivare, nutrire e difendere la libertà del mio spirito. La libertà di spirito è forse la sola cosa che sia più preziosa della pace. Perché senza di essa, anche la pace non è altro che schiavitù."


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13 Settembre 2001

La depressione sofferta da Carlo Collodi iniziò probabilmente nel 1878. Per sei anni, fino al 1884, l'autore di Pinocchio si ritirò dalle frequentazioni mondane e anche la sua attività di giornalista mordace e irriverente si ridusse progressivamente fino a spegnersi. Alcuni critici moderni avevano rintracciato nella "malattia" del Lorenzini le ragioni di una effettiva "morte giornalistica e spirituale", tanto che nel 1984 era uscito un libro in cui si ipotizzava un diretto legame del suo ritiro con le esperienze della Nigredo alchemica.

Per gli alchimisti della Nigredo "la morte dell'anima e la decapitazione dell'ego" rappresentano i punti estremi della discesa all'inferno, l'ultimo piano "interrato" raggiunto dall'ascensore del diavolo, prima di invertire il senso di marcia. Collodi pubblicò a puntate le avventure di Pinocchio nel "Giornale dei Bambini" il 7 Luglio 1881, tre anni dopo aver soggiornato nella villa seicentesca della Marchesa Antonella Dupont, cugina, da parte di madre, di Giuseppe Mazzini. Percepivo l'esisteva di un legame segreto tra l'origine della depressione e quella vacanza estiva trascorsa tra le soavi colline toscane.




11 Ottobre 2003.


Erano trascorsi 25 mesi dal crollo delle Twin Towers e la situazione mondiale era precipitata nella seconda guerra all'Iraq di Saddam. Il 1° maggio 2003, il presidente George W. Bush aveva proclamato la fine dei combattimenti: "Nella guerra contro l'Iraq, gli Stati Uniti d'America e i suoi alleati hanno prevalso", ma ancora non era riuscito a catturare il Rais, il simbolo del male.

Da quando avevo con me il libro di Michelangelo Merisi trascritto da Collodi, avevo iniziato a considerare plausibile l'esistenza di una possibile salvezza "laica" dell'anima. Gli eventi mondiali non stavano forse dichiarando che anche l'umanità stava discendendo negli inferi della Nigredo ipotizzata dagli alchimisti?
Mi chiedevo se l'esperienza individuale della "redenzione dal male" potesse essere estesa simbolicamente a ciò che stava succedendo in Iraq. La coscienza collettiva occidentale voleva identificare in Saddam il Male da ricercare ed estirpare dal "corpo collettivo".
E la distruzione delle due torri di New York? Non simboleggiavano forse la "definitiva" morte dell'Anima cattolica e la reiterata decapitazione dell'Ego spirituale ebraico? Giusto o sbagliato che fosse il mio ragionamento, ispirato dalla profezia di Giordano Bruno, era innegabile che il nuovo millennio aveva iniziato nel peggior dei modi...ma come diceva spesso Collodi..."non tutto il male veniva per nuocere".

Immerso in queste plumbee riflessioni giunsi a San Sepolcro con la speranza di trovare ulteriori indizi nella residenza estiva della Marchesa

Suonai a lungo la campana appesa al grande cancello senza ottenere risposta. Poi mi accorsi dell'esistenza di un campanello elettrico e sorrisi pateticamente del mio gesto istintivo. Mi sentivo strano, come se stessi vivendo qualcosa che era già accaduto molto tempo addietro. Mi sembrava di essere scisso in due: una parte conscia razionale che viveva nel presente e una parte conscia impersonale che stava rivivendo una esperienza del passato. I rintocchi della campana mi ricordarono il teorema di Bell: "Nell'Universo vige il principio di non località, attraverso il quale i fenomeni avvengono come se ogni cosa fosse in diretto contatto con ogni altra, indipendentemente dallo spazio fisico e dal tempo che le separa."
Il teorema elaborato dal fisico John Steward Bell nel 1960 era già stato anticipato dalle scoperte dalla ricerca scientifica nei primi anni del secolo. Tutto era partito con l'esperimento di Einstein, Podolsky e Rosen compiuto l'8 Maggio 1908 a Vienna. L'esperimento era consistito nel separare due particelle accoppiate o "gemelle" (nate insieme nello stesso evento), modificare il comportamento di una e osservare contemporaneamente il comportamento dell'altra. Una delle proprietà che descrive le particelle subatomiche è il senso di rotazione, definito spin. Ebbene, se a una delle due particelle, una volta separata e allontanata dalla "sorellina", viene invertito il senso della rotazione, istantaneamente e indipendentemente dalla distanza che separa le due particelle anche la "sorellina" inverte il suo senso di rotazione.
Il teorema di Bell dimostra più estesamente che un'esperienza di interazione tra due particelle avvenuta nel passato, oppure "con" il passato, tramite un libro, un brano musicale oppure una immagine, crea tra le stesse una forma di "collegamento" che va oltre lo spazio e il tempo.

Per un attimo ipotizzai che alcune "particelle di coscienza" di Carlo Lorenzini mi fossero "entrate" nel cervello tramite il libro su Caravaggio e stessero "lavorando" autonomamente per condurmi ad alcune risposte....Mi tastai la fronte...non avevo la febbre...eppure vaneggiavo.

Il cancello si aprì automaticamente ed entrai all'interno di un meraviglioso giardino, popolato di camelie e di gatti bigi....

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